Visto che quest’anno “Pasqua con i tuoi”, possiamo inventarci la tombola a casa e associare i numeri a una smorfia personalizzata.
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La tombola è un gioco nato a Napoli circa trecento anni fa, diffuso ormai in tutta la Penisola e non solo. Si gioca principalmente nei circoli e in famiglia, soprattutto in autunno e d’inverno, con il culmine nel periodo natalizio. Al tempo del coronavirus, vietata la maxi tombolata delle case del popolo con centinaia di partecipanti, la tombola può giocarsi soltanto in un contesto prettamente familiare, magari come occasione per trascorrere il tempo, utilizzando però un pizzico di fantasia.
Il gioco è puramente casuale, molto conosciuto, con un tabellone di novanta numeri, che a parte vengono raccolti in una busta o sacca, sorteggiati da un croupier (da noi detto anche tiratore). Il gioco consiste nel coprire tutti i numeri presenti sulle cartelle inizialmente distribuite ai partecipanti. Le cartelle sono da 15 numeri, con tre righe da 5 numeri ciascuna. Chi vince? Se a seguito del sorteggio si coprono due numeri sulla stessa riga della cartella si dice che si fa ambo; tre numeri sulla stessa riga terno; per quattro numeri sempre sulla stessa riga quaterna (a S.Amato, quaderna); con cinque numeri si ha la cinquina o quintina. Il primo che copre tutti i numeri della cartella fa tombola. Il montepremi varia a seconda dell’importo raggiunto dalla vendita delle cartelle. Se prendiamo sei cartelle che comprendono tutti i numeri da 1 a 90, si dice dalle nostre parti che abbiamo una novantina. I numeri sono segnati sulle cartelle con dischetti di plastica – una volta si usavano fagioli oppure ceci, ma soprattutto lupini. Una caratteristica del gioco della tombola era nel passato quella di associare ai numeri significati umoristici (la smorfia), una correlazione in verità traslata dal gioco del lotto, legata anche all’interpretazione numerica dei sogni. Oggi tutto si è velocizzato e questa pratica è cessata.
A S.Amato, località dove chi scrive ha abitato negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, si giocava alla casa del popolo e il ruolo di croupier, cioè di colui che aveva a disposizione il tabellone e il sacchetto dei numeri, era affidato a Fiore. Nei miei ricordi ho alcuni numeri ai quali Fiore associava un significato. Per esempio: 1. Pitena; 2. L’amore moderno; 3. Il canto del grillo; 4. La bestemmia delle monache; 5. Il canto del fringuello; 6. Un bischero; 7. La paura dei ragazzi; 8. La fabbrica; 9. Le scarpe; 10. Il prete; 11. Le gambe di’ bècco; 12. La dozzina; 14 Ammazzonno un uomo morto; 15. Ciarabanetto; 16. Sudici; 18. Il cappello d’Ercole legato con una ritalba; 22. Le carrozzine; 23. Buco di culo; 25. La pasqua santa (Natale); 28. Il numero di casa (o dei becchi); 29. Panione; 31. Per forza; 33. Gli anni del Biondo (Cristo); 40. La piena; 44. Le finestre di Garibaldi; 45. La metà di novanta; 47. Il morto che parla; 48. Innarzonno le bandiere (chiaro riferimento al 1848); 50. Mezzo quintale; 55. I ricciolini della mi’ sorella; 60. Sua Santità; 61. La sportellina di zinco piena di sugna; 69. In su e in giù (ovvero l’Amore); 71. Lo zoppo di Tanasio; 77. Le zappe; 88. Gli occhi di Isaia; 90. La paura.
Ricordo che l’estrazione del prete (il numero 10) era seguita da una condanna, ovvero i tre o cinque numeri che lo seguivano erano destinati per i sorteggiati a pene e stenti di una fantasia anticlericale.
La smorfia rallegra la tombola e niente esclude che il croupier possa adeguarla a personaggi e luoghi del posto, talmente familiari da restare epici nell’estrazione dei numeri.
Una proposta e un suggerimento anche per questi tempi di tombole domestiche: perché non inventarsi una “smorfia di famiglia” legata ai numeri in relazione ai ricordi o eventi della nostra vita comune? Date e anni di nascita, di matrimoni; eventi particolari o viaggi memorabili. Creare così una sorta di album virtuale di ricordi, come una saga di famiglia da trasmettere ai figli e ai nipoti attraverso questo gioco antichissimo.
Raffaello Santini