Dopo avere scritto, i Cronisti hanno parlato a Vinci. Cronaca senza filtro di quanto hanno condiviso durante la serata con chi ha voluto essere presente.
tempo di lettura: 8 minuti
foto di copertina: Roberto Messina
Giovedì 30 luglio è stato presentato il 14° quaderno dell’Archivio di Vinci nel Cuore, “Il coronavirus raccontato dai Crinisti Toscani. Storie e opinioni dalla quarantena”.
Abbiamo raccolto gli interventi di coloro che sono stati invitati in piazza dei Guidi a Vinci, intervistati da Elia Billero, direttore di gonews.it.
Qui potete vedere anche i video proiettati durante la serata.
Sara Iallorenzi, vicesindaco di Vinci
Grazie per aver pensato a questa serata e per dare parola a uno dei più brutti periodi dal dopoguerra, nonché per aver portato in piazza qualcosa che riguarda la vita di tutti.
Quelli passati sono stati mesi difficili ed è bene sottolineare che non siamo fuori dal periodo di emergenza.
Noi amministratori abbiamo combattuto in maniera inaspettata contro un nemico invisibile, che è ancora tra noi. È per questo che dobbiamo attenenrci alla sicurezza perché sicurezza significa salute dei cittadini.
Di questo periodo mi porto appresso l’immagine dei camion di Bergamo con le bare e la preghiera del Papa in una piazza S. Pietro completamente deserta.
Poi abbiamo avuto a che fare con la chiusura delle scuole, che è un evento che non si è mai verificato mai verificato se non in guerra.
È chiaro che per gli amministratori è stato uno sconvolgimento. Sono convinta che abbiamo fatto il meglio che potevamo fare, anche perché non avevamo precedenti con cui confrontarci.
Mauro Banchini
Per il mondo dell’informazione è cambiato molto e credo che i social siano il più grande nemico di questo mondo. È cambiato molto perché molti hanno la tentazione di sapersi informare prescindendo dal lavoro del giornalista.
Per fortuna c’è stato un cambiamento positivo, perché molti si sono resi conto che l’informazione di qualità era ed è stata fondamentale, proprio come l’ossigeno.
Tuttavia, rimane la presunzione falsa di esserne usciti.
Cosa può ridare fiducia ai lettori nel mondo dell’informazione? Credo l’esaltazione della dimensione della cittadinanza attiva. Da sempre teorizzo una sorta di santa alleanza fra giornalisti e cittadini con l’auspicio che i cittadini abbiano una maggiore consapevolezza dell’informazione di qualità e i giornalisti che hanno voglia di fare giornalismo di qualità, nonostante tutto. Questo affinché al al cittadino arrivi un’informazione libera e plurale.
Durante la quarantena sono fortunato perché abito in aperta campagna e così ho avuto la possibilità di poter fare attività motoria perché accanto a casa avevo spazio libero per poter camminare.
Nel mio blog poi ho scritto tanto e ho tre parole a cui mi sono ispirato particolarmante: “letto”, “scoiattolo” e “montagna”.
“Letto” perché nel 2019 sono ho subito un’operazione importante al cuore e quindi ho avuto la ventura di essere ricoverato in terapia intensiva. Ricordo la mia sofferenza durante questo periodo e da lì ho tratto una conclusione: è importante pagare le tasse. Solo così abbiamo tutti la possibilità di essere curati dal nostro sistema sanitario.
“Scoiattolo” perché nelle mie camminate nelle campagne di Poggio a Caiano ero da solo e mi capitava di vedere una cosa che non avevo mai visto: uno scoiattolo che stava lì senza paura, perché lì non passava più una macchina. Questo significa che abbiamo avuto l’occasione di avere un’aria pulita.
Infine “montagna”. Non possiamo più permetterci che un’intera zona, quella appeninica – che va dalla Liguria alla Calabria – sia relegata in condizioni di desertificazione. Dobbiamo recuperare la vivibilità nelle zone interne e a questo proposito il lavoro da casa ce lo permette.
È per questo che ritengo sia fondamentale pagare tasse, rispettare l’ambiente che ci circonda e abitare il territorio in modo diverso.
Viola Centi
Ho passato la quarantena nel mio paesino, nel piccolo del mio appartamento, e non potendo andare dalla mia famiglia mi sono inventata il “mamma post it”, i bigliettini con le parole che mi avrebbe detto mamma: “pulisci!”, “lavora, sei fortunata” oppure “cucinati qualcosa e non mangiare panini!”
Per il quaderno ho scritto una realtà che può sembrare una visione apocalittica di come l’ho vissuta. Tuttavia mi ero ripromessa di non scrivere niente di questa quarantena, ma poi è nato “Diari di Montelupo” e sono stata coinvolta, per cui ho scritto. Quindi mi è stato chiesto di scrivere per questo quaderno e ho pensato a questi 50 metri, che è la distanza che c’è da casa mia al tabaccaio, per cui uscivo solo per andare a prendere le sigarette.
Per quanto tiguarda noi, credo che siamo migliorati come persone: lo dico perché vedo che in giro c’è tanta rabbia e sono convinta che ci sia da recuperare tanto a livello di convivenza di civile. Vedo molta cattiveria che spinge la gente ad attaccarsi, quasi gratuitamente.
Mauro Lubrani
Penso che faccia bene parlare di questo argomento.
Ho raccontato questo periodo tramite le persone che facevano una vita sempre in viaggio per lavoro e che invece sono state costrette a rimanere in casa per la quarantena. Quindi sono partito da un fotografo famoso che lavora per la Rai e mi è venuta l’idea di intervistare le persone con le dirette Facebook e sentire le loro esperienzae a riguardo. Tutto ha avuto consensi e un buon riscontro.
Ho anche un blog che ho ispirato alle parole della domenica al tempo del coronavirus, cercando le parole che rappresentavano il momento in maniera qualitativa.
Molte persone hanno scelto l’informazione di qualità e non quella emotiva dei social. Ho letto tante storie di persone che hanno vissuto questa tragedia, raccontata attraverso le esperienze di tanti di coloro che hanno vissuto questa storia nel bene e nel male.
Credo che i giornalisti siano usciti dalla loro routine e in questo caso è venuto fuori a volte il meglio delle persone che hanno fatto il loro lavoro.
Inoltre mi ha fatto piacere l’appuntamento delle parole di Papa Francesco delle sue cerimonie da Santa Marta: i suoi messaggi per farci riflettere su questo momento hanno aiutato quanti sono stati in difficoltà.
Moira Falai
Sono una persona molto ligia al dovere e non mi è pesato più di tanto rispettare le regole imposte durante la quarantena. Tuttavia ho notato delle contraddizioni rispetto a quanto la gente ha percepito, perché era difficile giostrarsi tra le tante regole. E no: non credo che siamo migliorati.
All’inizio della quarantena aspettavo ogni telegiornale per capire le cose, poi ho quasi avuto il rigetto e quella che è stata definita come la cosiddetta infodemia. Ognuno poi si è sentito in diritto di fare notizia, ma per questo ci sono i giornalisti, che sono capaci di mediare i fatti e portarli al lettore finale. Credo che la figura del giornalista sia stata oltraggiata, e a mio modo di vedere gli è stato mancato di rispetto.
Penso che se la Fase 1 sia stata gestita bene, meno invece sia stato fatto con la Fase 2: temo infatti un’esplosione dal punto di vista sociale.
Sara Bessi
Fino al 17 marzo ho lavorato in redazione a Prato. Per La Nazione seguo la sanità e quindi ogni giorno sono stata sul pezzo. Il mio lavoro in smart working è stato molto impegnativo, essendo una di quelle persone a cui piace andare sul posto; tuttavia, nel momento in cui c’era da rimanere a casa l’ho fatto, continuando a lavorare da lì. E quello che ho percepito è stata molta tensione: mi sono trovata a lavorare fino a dodici ore al giorno in attesa delle famose ore 18, in attesa di numeri che non coincidevano mai. Per noi volevamo dare l’informazione giusta senza creare panico.
Sono contenta che i media tradizionali siano tornati alla ribalta, sebbene ci sia stato un ingolfamento della notizia.
Per il quaderno ho buttato giù questi pensieri – solitudine, distanza – per alleggerire il cuore, collocandoli in quello che chiamo “il vialetto degli incroci delle anime”, un po’ come un Decameron, per cui vi ho riposto i miei pensieri. Tutto ciò mi ha aiutato a rilassarmi.
Una bussola per me è stato l’esempio di Papa Francesco, e facendo parte dell’Ucsi – sono presidente della sezione toscana – ho fatto mio il messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni esposto nel tema di quest’anno: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia”. Queste parole mi sono servite molto per potermi orientare in questa cronaca che ritengo epocale e storica. Credo che sia stato importante mantenere l’umanità per raccontare questa faccenda.
Giuseppe Torchia, sindaco di Vinci
Con la ripartenza sono molto preoccupato delle conseguenze di carattere economico e sociale, soprattutto per il rischio che possano accentuarsi nei prossimi mesi. Stiamo cercando di risolvere i tanti problemi che ci sono, ma le amministrazioni comunali navigano a vista, perché non abbiamo né risorse, né strumenti a disposizione.
Abbiamo attraversato mesi difficili per cui la presenza delle istituzioni è stato un ammortizzatore importante per aiutare chi è stato in difficoltà, e in parte ci siamo riusciti.
Le notizie relative alle vicende della Colorobbia e della Vibac sono due notizie buone, sebbene quella della Vibac sia stata molto più difficile rispetto a Colorobbia. Alla Vibac la situazione era complicata, perché all’inizio non c’era modo di parlare con l’azienda, intenzionata ad andar via. Poi siamo riusciti a ridimensionare le loro intenzioni, a portarla a un tavolo a ragionare e oggi è probabile che 80 lavoratori possano essere reintegrati in azienda. È un risultato positivo per i lavoratori, e per Vinci, che mantiene sul territorio quest’azienda.
Sono particolarmente legato al premio “Li omini boni” perché siamo cresciuti insieme e la manifestazione ogni anno è cresciuta, arrivando a essere uno dei premi sulla comunicazione più importanti del territorio e forse ha anche una rilevanza regionale, tant’è che il livello è stato confermato dall’annuncio della presenza del presidente del Parlamento europeo. Poi è andata come è andata, ma il target del premio è questo. Mi fa piacere che il premio sia nato a Vinci e che ci sia collaborazione fra l’amministrazione comunale e l’organizzazione.
Mons. Renato Bellini
Mi permetto di aggiungere qualcosa a quanto detto durante la serata: è stato accennato agli interventi quotidiani del Papa e c’è un risvolto religioso in senso istituzionale che merita riflessioni che non mi lasciano tranquillo. Dal punto di vista spirituale, ho visto un aumento delle relazioni interpersonali all’interno delle famiglie, “costrette” a stare insieme durante la quarantena.
abbiamo fatto le messe in streaming e con questo ha contribuito la dimensione spirituale.
Purtroppo ho notato una visione negativa dei giornalisti rispetto alla questione sociale, ma sono convinto che bisogna appellarsi all’ottimismo della volontà.
Christian Santini