La festa degli alberi, le autorità di Vinci, 1952 (Archivio Gandi)

Il 31 ottobre a Vinci si festeggiava il risparmio, si piantavano gli alberi e si recitava il rosario

L’ultimo giorno di ottobre, ormai conosciuto come Halloween, nel calendario contadino di Gangalandi. Edizione speciale de Il Vinciarese.

L’ultimo giorno di ottobre, ormai conosciuto come Halloween, nel calendario contadino di Gangalandi. Edizione speciale de Il Vinciarese.

Foto di copertina: La festa degli alberi, le autorità di Vinci, 1952 (Archivio Gandi)

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Il 31 ottobre è una data significativa nel calendario contadino. Non tanto per la festa di Halloween, importata soltanto di recente dalla civiltà anglosassone, amata e vituperata in virtù di un consumismo talvolta eccessivamente banale; per alcuni anche blasfemo. Basti ricordare il 31 ottobre di quaranta/cinquanta anni fa in un piccolo borgo della Toscana.  Nella ricorrenza ancora si piantavano gli alberi, si festeggiava il risparmio e la sera si recitavano i rosari. Protagonisti allora come oggi erano i bambini. A scuola, le maestre accompagnavano gli alunni, in fila indiana, a piantare gli alberi, prima sul poggio di Marradino, negli ultimi anni al campo sportivo di Ripalta, con merenda appresso. Una festa ecologista in tutti i sensi, molto vicina per sensibilità e caratteri a quelle di oggi, organizzate da sigle nazionali tanto di moda. Al ritorno in classe, si distribuivano i quaderni con raffigurati i classici salvadanai e le “biro” date in omaggio dalla Cassa di Risparmio (all’epoca a Vinci c’era soltanto l’agenzia della Cassa di Risparmio di San Miniato, la Banca a tutti gli effetti), per festeggiare il risparmio, a cui veniva dedicata una giornata nazionale, istituita in epoca fascista e proseguita fino ad oggi. A quelli più fortunati, le cui famiglie erano clienti dell’agenzia della banca veniva donato anche il salvadanaio di metallo, con doppia chiavina antiscasso (altro che quelli di coccio!).

Salvadanaio in metallo

Alla sera, terminata la giornata di lavoro, per molti dedicata alla raccolta delle olive, s’intonavano i rosari familiari in ricordo dei propri cari defunti, perché si diceva che in quella notte ritornavano a trovarci e proteggerci. Alle ultime litanie e orazioni per i morti,  nel mezzo di un clima abbastanza mesto e tetro, alla comparsa delle prime “zucche” cavate e riempite di moccoli ad opera dei giovani di quel tempo, scattavano le imprecazioni degli anziani  a denunciare il vilipendio della sacra ricorrenza e la futilità di stupide mode.

Oggi, nelle famiglie, i rosari non si recitano quasi più. I moccoli più che accenderli, si tirano. I morti, o meglio la paura e consapevolezza della morte, si esorcizzano in feste mascherate, quasi carnascialesche. Le zucche “cavate” si trovano a bizzeffe, anche senza Holloween. I morti sono un ricordo e come tale restano. Anzi meglio che stiano lontani.
È rimasta, a livello nazionale,  la festa del Risparmio. In verità, dinanzi a tale consumismo indotto, viene ormai festeggiata con qualche giorno d’anticipo rispetto all’originario 31 ottobre. Le banche non regalano più quaderni e biri. La gente è bene che spenda e si diverta.

In verità, a Vinci, nota città di gente parsimoniosa, sembra che  il “risparmio” sia stato sempre ampiamente considerato. S’iniziano a mettere da parte, non senza polemiche, i soldi necessari per gli abbellimenti natalizi; seppure il salvadanaio “pubblico” sembri ormai vuoto, anche per la tradizionale festa di metà novembre per la promozione dell’olio e vino “novi”. Come diceva un vecchio detto “se tu voi aver soldi è meglio non spenderli”. Più risparmio di così!

Dolcetto o scherzetto?
In quest’anno terribile, il 2020, è andato invece tutto a rotoli ed è venuta meno anche la voglia per rispondere alla giocosa domanda dei bambini perché sembra che il Padreterno ci abbia ricondotti alle origini della ricorrenza, seppure con qualche scombussolamento dettato dall’aggiornamento dei tempi.

Nel quadro di un monitoraggio per la sicurezza degli alberi, il Comune di Vinci ha provveduto nei giardini e spazi pubblici all’abbattimento di quelli ritenuti più pericoli (perché ammalati o comunque non stabili) sostituendoli con nuove piantine, al momento un po’ misere, del resto come i tempi che corrono. Per fortuna è un anno abbondante e buono per la raccolta delle olive anche se questo non compensa  la sfiga di una pandemia generalizza con il correlato terrore di ammalarsi. Questa volta a spaventare non sono i divertenti fantasmi di zucca in quanto la brutta signora non ha bisogno di indossare una maschera per girare intorno a noi. Niente feste, niente sollazzi, la crisi economica avanza, per chi può è il tempo del risparmio e per tutti della preghiera,  magari di una laica riflessione sui giorni che ci aspettano, tra problemi sanitari e difficoltà economiche. Nel tempo di uno switch informatico sembra che si sia veramente tornati a quei tempi in cui a Vinci, il 31 ottobre, si ri-piantavano gli alberi, si cercava di risparmiare e s’intonavano i rosari alla luce dei moccoli, di tutti i tipi!  


Nicola Baronti

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