Intitoliamo vie e piazze alle donne per superare quel “gap di genere impietoso” che rende protagonisti assoluti solo gli uomini nei più svariati ruoli della società.
“Ogni cento vie e piazze dedicate a uomini poco più di sette sono dedicate a protagoniste femminili di cui il 50–60% riguarda sante o martiri”. Così si esprimeva la Presidente Maria Pia Ercolini dell’Associazione Toponomastica Femminile sul quotidiano La Repubblica del giugno 2020.
Nel Comune di Vinci troviamo due luoghi intitolati a donne: la pinetina di Via Empolese a Sovigliana che porta il nome di Nilde Iotti, partigiana, Madre Costituente e prima donna Presidente della Camera, dal 1979 al 1992. L’altro luogo riguarda la scuola primaria di Spicchio in Via Guiducci, intitolata, fino dalla sua apertura avvenuta nel 1986, a Sibilla Aleramo.
Da poco la scuola porta affissa la targa con il nome della scrittrice, o meglio lo pseudonimo, poiché il nome proprio era Rina Faccio. Donna coraggiosa, si oppose al potere degli uomini e alle leggi da loro create. Raccontò la sua storia di vita nel libro “Una donna” (1906).
Già la giornalista francese Olimpia De Gouges affermò i principi di libertà e uguaglianza della donna. La Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino, approvata dall’Assemblea Nazionale francese nell’agosto 1789, a suo parere doveva essere integrata dal riconoscimento della Dichiarazione dei Diritti della donna e della cittadina.
“Uomo sei capace di essere giusto? Chi ti ha concesso la sovrana autorità ad opprimere il mio sesso? La tua forza? La tua intelligenza?”. È una denuncia amara che disvela il falso universalismo della Dichiarazione del 1789, la quale esclude il genere femminile da ogni diritto conquistato con la Rivoluzione.
“Questa Rivoluzione – scriveva Olimpia De Gouges – si compirà solo quando tutte le donne saranno compensate della loro deplorevole sorte e dei diritti che non hanno nella società”.
Le sue dichiarazioni e i suoi scritti vennero considerati come una provocazione dal governo di Robespierre, di cui denunciava anche gli eccessi sanguinari. Dopo un processo sommario e senza avvocati, Olimpia venne ghigliottinata il 3 novembre 1793.
Cento anni più tardi, negli USA, quattro donne, fra cui Elisabetta Cady Stanton, firmarono la Dichiarazione dei Sentimenti, vero e proprio documento del femminismo americano. La Stanton pronunciò al Congresso americano nel 1892 un discorso accorato con cui rivendicava il diritto delle donne al riconoscimento in quanto soggetti autonomi alla piena sovranità e uguaglianza.
In Italia, Anna Maria Mozzoni, fin dal 1879 aveva fondato la Lega promotrice degli interessi femminili, che si batteva per il diritto di voto alle donne, che videro riconosciuto solo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le donne italiane votarono per la prima volta il 2 giugno 1946. Furono elette 21 donne che composero l’Assemblea Costituente per redigere la nostra Costituzione. Tra le madri Costituenti ricordiamo in particolare Nilde Iotti, che si batté molto sul cambiamento da apportare all’istituto della famiglia, basata sulla sottomissione della donna al marito.
Il cammino delle donne per la loro emancipazione continua ancora oggi ed è faticoso sradicare pregiudizi e stereotipi secolari dalla nostra cultura. Le leggi da sole non sono sufficienti: occorre partire dall’educazione con progetti ed esempi di vita. Iniziare dalle vie e dalle piazze potrà essere un valido aiuto per offrire un nuovo modello culturale ai giovani e soprattutto alle ragazze.
Questa la mia semplice proposta da indirizzare alle Istituzioni, in questo caso al mio Comune!